Ayegui - Torres del Rìo
La notte passa molto bene, solo a Cizur Minor avevo dormito meglio. Alle 8 dobbiamo essere fuori dai coglioni, quindi almeno per oggi partiamo ad un buon orario. Dopo circa 2 km percorsi con Giulia e Cristo mi imbatto nella mitica Fuente del vino, una magica fontana dalla quale fuoriesce vino rosso. Anche se sono le 8.20 ne approfitto, riempiendo la mia borraccia fino all'ultima goccia; proprio quando sto per andarmene incontro il resto del gruppo italiano. Avevo già salutato tutti il giorno prima pensando che non ci saremmo più visti, quindi davvero bello reincontrarci. La notte passata lontana da quasi tutti mi ha fatto capire quanto mi sia affezionato al gruppo, quindi mi fermo ad aspettarli e cammino a lungo con loro. Me la predo calma come non mai, per la prima volta cammino ad andatura davvero turistica. A differenza del solito mi permetto perfino una colazione al bar, che si trasforma lentamente in una pausa da un oretta. Ho pappeggiato abbastanza quindi inizio a sorpassare gente a destra e a manca, eccetto i coreani che hanno ore e ore di vantaggio.
Non ho ancora parlato dei suoni del Camino: la prima mattina è caratterizzata dai continui cinguettii degli uccelli, spezzo intramezzati da qualche "chichirichi". Verso le 9.30 gli uccelli si calmano, a spesso lasciando spazio agli spari dei cacciatori in cerca di ambite prede. Cacciatori a parte spesso si hanno nella giornata veri e propri momenti di "Sound of Silence". A proposito di musica ogni giorno mi sparo la discografia completa di qualche artista; dopo i Muse, i Queen e due giorni di Ipod random oggi scelgo i Megadeth. Forse Symphony of Destruction non è l'abbinamento perfetto per un paesaggio di campagna simil-Toscana, ma me la godo comunque al massimo. L'heavy metal mi spinge a grande velocità verso Los Arcos, dove incontro Sara e Dalila che però si fermano a mangiare. Io mi concedo solo uno spuntino proseguendo dritto pe dritto verso Torres Del Rio. Sulla strada incontro nuovamente Osvaldo, con cui cammino per almeno un'ora. Stare con lui si rivela molto interessante, in quanto essendo un agronomo mi spiega molte cose che non sapevo sui terreni circostanti. Il tratto di campagna sembra interminabile, ma finalmente giungo a destinazione. L'albergue in cui volevo andare pare che abbia chiuso per sempre, quindi sono costretto a virare sul piano b, un posto senza cucina oltretutto. L'accoglienza non è delle migliori, si capisce fin da subito che questo è il classico posto a cui non gliene frega dei pellegrini ma solo dei loro dindini. Lo stesso non vale per Yolanda, la proprietaria del piccolo negozietto di alimentari locale. Giungo da lei in cerca di cibo e quando le dico di essere italiano si offre di cucinarmi un piatto di pasta: io compro da lei la pasta nel suo negozio e lei me la cucina a casa sua. Davvero una persona splendida.
Declino l'offerta pastafariana ma mi riprometto di passare da lei per salutarla il giorno successivo.
Nel mio albergue ci sono parecchi visi noti: tra di loro il mitico pescatore Senpai, chiamato così perchè ha un solco lungo il viso come una specie di sorriso. E' un peccato che non parli una parola di inglese o di spagnolo, c'è tantissima simpatia e affetto tra di noi ma purtroppo l'ostacolo linguistico pare insormontabile.
Oltre a lui trovo sul percorso anche il suo alter-ego malvagio, il temuto grinch. E' il sesto giorno, lo vedo praticamente sempre ma non sono ancora riuscito a farlo sorridere. E' sempre incazzato, c'è davvero poco da fare. Alle 5 arrivano anche Giulia e Cristo, giusto in tempo per beccarsi un mega acquazzone. Per cena andiamo a mangiare tutti assieme in un ristorante locale, con qualità del cibo fortunatamente migliore a quella dell'albergo. Che altro? Boh non mi ricordo. Dopo un'interminabile skypata verso Costantinopoli mi dirigo verso la mia camera. Quando entro Osvaldo sta già russando come un ghiro.
giovedì 26 novembre 2015
mercoledì 25 novembre 2015
Giorno 5
Puente De La Reina - Ayegui
Notte da incupo a Puente De La Reina. Non per me ma per Sara, che verso le 2 di notte cade dal letto a castello. Si, quello sopra. Il mio sonno è pesante ma un tonfo così clamoroso è troppo anche per me.
Per fortuna Sara non si è fatta troppo male e torniamo tutti a dormire, anche se per tutta la notte ho paura di cadere dal letto pure io. Mi sveglio come al solito dopo gli altri, giusto in tempo per ammirare la bellissima alba con tanto di arcobaleno. Soddisfatti i bisogni dell'anima è tempo di pensare a quelli dello stomaco; quando apro il frigo per prendere la mia colazione subito noto la sangrìa comprata il giorno precedente dimenticata nel ripiano più alto del frigo.
Un'idea malsana nasce in me. Tento di reprimerla ma non funziona. La parte del cervello che mi fa fare le cazzate (quella più grande probabilmente) decide che la sangrìa non si butta, la sangrìa si beve, allegria con la sangrìa. Approfitto dell'orario di despedida che è incredibilmente fino alle 9 per iniziare a tazzare e ad aiutare una coreana acciaccata a comunicare con la hospitalera che ovviamente non parla inglese. Parto misteriosamente allegro, incontrando praticamente solo spagnoli nella prima ora di camminata. Dopo qualche giorno posso dividere i pellegrini in 3 categorie:
- Gli spagnoli: conoscono il Camino e non gli piace svegliarsi troppo presto. Sanno quello che vogliono fare e quindi anche partendo più tardi non avranno problemi a giungere a destinazione
- I coreani: i primi a partire e i primi ad arrivare. Metodici come degli scienziati, sanno sempre quello che devono fare, conoscono le scorciatoie e spesso girano in minacciosi gruppetti tipo i mafiosi.
- Il resto del mondo: partono ad un orario intermedio tra i coreani e gli spagnoli; la maggioranza sono italiani e francesi, ma in generale c'è un bel fritto misto. Si va da gente organizzata seriamente (comunque meno dei coreani) al cazzodicane più assoluto tipo me.
All'apice della mia contentezza incontro Giulia e Christopher in cima ad una salitona dove ho anche spinto una coreana in bicicletta. Devo ammettere che la sangrìa fa il suo effetto, mi sono sempre stati simpatici ma in quel momento lo sembrano ancora di più ;)
Andando avanti incontro quasi tutti gli altri italiani, salutando tutti perchè ho intenzione di andare qualche km oltre ad Estella, la loro meta odierna. Mai dire queste cose: dopo pochi chilometri inizia a farmi male dal nulla il polpaccio sinistro; ne approfitto per fermarmi a mangiare ma il dolore rimane.
Continuo quindi a passo lento, camminando con Osvaldo (purtroppo non il compianto Paniccia, RIP maestro), uno degli spagnoli con cui ho familiarizzato di più. Cammino fino ad Estella con lui, proseguendo fino al paese dopo. Addirittura 2 km in più, poi decido che è meglio fermarmi per evitare brutti guai con il polpaccio. Il Refugio in cui mi fermo non è altro che una palestra i calcio comunale, con gli spogliatoi adibiti come camerata gigante. Al mio arrivo siamo solo in 4, tra cui un immancabile coreano. A differenza dei connazionali questo è un idiota totale: non parla inglese e passa tutto il tempo a farsi selfie e foto del cazzo davanti allo specchio. #bimbominchia international
Dopo aver conosciuto questo taramot fanno la comparsa due catanesi conosciuti già la mattinata a Puente De La Reina. Niente contro quelli del sud in generale, ma questi due sono davvero terribili, dei veri e propri "gran visir". Parlano un italiano stranissimo mangiandosi le parole qua e la, capisco meglio l'inglese e lo spagnolo che il nostro idioma parlato da loro. Per fortuna quando inizio a essere triste sbucano dal nulla anche Giulia e Cristo il salvatore. La venuta del Messia è quantomai opportuna, avevo decisamente bisogno di due facce amiche in un luogo così triste. Più tardi mi reco con i Gran Visir a perlustrare i ristoranti della zona che loro già conoscevano, trovandoli ovviamente tutti chiusi. Li abbandono per andare a cercare Giulia e Kristoff, con i quali trovo un baretto dove fanno il Menu del Peregrino. Dopo una settimana passata senza sport non riesco a staccare gli occhi da un Giappone-Usa di rugby, tifando spudoratamente per i nipponici con tanto di incitamenti ad alta voce e gente che mi guarda male. Torniamo in palestra poco prima della chiusura, giusto in tempo per assistere ad una partita al bar tra tutti i vecchi del paese. Vado dunque a letto, con la voglia di prendere a sberle per qualche motivo che ora mi sfugge il bimbominkia coreano.
Notte da incupo a Puente De La Reina. Non per me ma per Sara, che verso le 2 di notte cade dal letto a castello. Si, quello sopra. Il mio sonno è pesante ma un tonfo così clamoroso è troppo anche per me.
Per fortuna Sara non si è fatta troppo male e torniamo tutti a dormire, anche se per tutta la notte ho paura di cadere dal letto pure io. Mi sveglio come al solito dopo gli altri, giusto in tempo per ammirare la bellissima alba con tanto di arcobaleno. Soddisfatti i bisogni dell'anima è tempo di pensare a quelli dello stomaco; quando apro il frigo per prendere la mia colazione subito noto la sangrìa comprata il giorno precedente dimenticata nel ripiano più alto del frigo.
Un'idea malsana nasce in me. Tento di reprimerla ma non funziona. La parte del cervello che mi fa fare le cazzate (quella più grande probabilmente) decide che la sangrìa non si butta, la sangrìa si beve, allegria con la sangrìa. Approfitto dell'orario di despedida che è incredibilmente fino alle 9 per iniziare a tazzare e ad aiutare una coreana acciaccata a comunicare con la hospitalera che ovviamente non parla inglese. Parto misteriosamente allegro, incontrando praticamente solo spagnoli nella prima ora di camminata. Dopo qualche giorno posso dividere i pellegrini in 3 categorie:
- Gli spagnoli: conoscono il Camino e non gli piace svegliarsi troppo presto. Sanno quello che vogliono fare e quindi anche partendo più tardi non avranno problemi a giungere a destinazione
- I coreani: i primi a partire e i primi ad arrivare. Metodici come degli scienziati, sanno sempre quello che devono fare, conoscono le scorciatoie e spesso girano in minacciosi gruppetti tipo i mafiosi.
- Il resto del mondo: partono ad un orario intermedio tra i coreani e gli spagnoli; la maggioranza sono italiani e francesi, ma in generale c'è un bel fritto misto. Si va da gente organizzata seriamente (comunque meno dei coreani) al cazzodicane più assoluto tipo me.
All'apice della mia contentezza incontro Giulia e Christopher in cima ad una salitona dove ho anche spinto una coreana in bicicletta. Devo ammettere che la sangrìa fa il suo effetto, mi sono sempre stati simpatici ma in quel momento lo sembrano ancora di più ;)
Andando avanti incontro quasi tutti gli altri italiani, salutando tutti perchè ho intenzione di andare qualche km oltre ad Estella, la loro meta odierna. Mai dire queste cose: dopo pochi chilometri inizia a farmi male dal nulla il polpaccio sinistro; ne approfitto per fermarmi a mangiare ma il dolore rimane.
Continuo quindi a passo lento, camminando con Osvaldo (purtroppo non il compianto Paniccia, RIP maestro), uno degli spagnoli con cui ho familiarizzato di più. Cammino fino ad Estella con lui, proseguendo fino al paese dopo. Addirittura 2 km in più, poi decido che è meglio fermarmi per evitare brutti guai con il polpaccio. Il Refugio in cui mi fermo non è altro che una palestra i calcio comunale, con gli spogliatoi adibiti come camerata gigante. Al mio arrivo siamo solo in 4, tra cui un immancabile coreano. A differenza dei connazionali questo è un idiota totale: non parla inglese e passa tutto il tempo a farsi selfie e foto del cazzo davanti allo specchio. #bimbominchia international
Dopo aver conosciuto questo taramot fanno la comparsa due catanesi conosciuti già la mattinata a Puente De La Reina. Niente contro quelli del sud in generale, ma questi due sono davvero terribili, dei veri e propri "gran visir". Parlano un italiano stranissimo mangiandosi le parole qua e la, capisco meglio l'inglese e lo spagnolo che il nostro idioma parlato da loro. Per fortuna quando inizio a essere triste sbucano dal nulla anche Giulia e Cristo il salvatore. La venuta del Messia è quantomai opportuna, avevo decisamente bisogno di due facce amiche in un luogo così triste. Più tardi mi reco con i Gran Visir a perlustrare i ristoranti della zona che loro già conoscevano, trovandoli ovviamente tutti chiusi. Li abbandono per andare a cercare Giulia e Kristoff, con i quali trovo un baretto dove fanno il Menu del Peregrino. Dopo una settimana passata senza sport non riesco a staccare gli occhi da un Giappone-Usa di rugby, tifando spudoratamente per i nipponici con tanto di incitamenti ad alta voce e gente che mi guarda male. Torniamo in palestra poco prima della chiusura, giusto in tempo per assistere ad una partita al bar tra tutti i vecchi del paese. Vado dunque a letto, con la voglia di prendere a sberle per qualche motivo che ora mi sfugge il bimbominkia coreano.
Giorno 4
Cizur Minor - Puente De La Reina
Che bello!! Finalmente riesco a dormire come si deve per una notte. Il paraocchi regalatomi da Liza la sera e la stanchezza accumulata fanno il loro dovere. Alle 8.25 vengo provvidenzialmente svegliato dal mio amico coreano Gi-Seok. Ho addirittura 5 minuti per prepararmi e lasciare la stanza, almeno teoricamente. Per fortuna gli anni di pratica alle scuole superiori di #svegliaeindieciminutilavatimangiaecorrifinoalpulman si rivelano utilissimi, in pochissimo tempo sono pronto per fare in colazione. Giunto in cucina non trovo però i miei yogurt: dopo un momento di sconforto e imprecazioni scopro che se li è imboscati il simpatico Yves, un vecchietto francese che era l'unico rimasto in ostello oltre a me. Pensando di essere solo si era giustamente presto gli yogurt, quindi pensando agli insegnamenti di Padre Maronno capisco il suo punto di vista e lo perdono. E' davvero un tipo particolare, alla veneranda età di 67 anni sta studiando una lingua indiana per potere viaggiare al meglio nella nazione di Apu & friends. Dopo esserci salutati parto verso l'Alto del Perdon, collina situata ad una decina di km dalla partenza. Come qualcuno ha potuto vedere su isgram il cielo mattutino ha dei colori favolosi, vorrei postare le foto ma purtroppo il telefono che ho usato durante il Camino è ormai defunto. Raccolgo sulla strada quasi subito gli italiani che si erano fermati a Pamplona ma che mi avevano superato durante il sonno, poco più avanti inizio a trovare anche gli altri. Ovviamente Valentina è al bar. Proseguendo verso la vetta aiuto anche vari ciclisti ad inerpicarsi sulle difficili rampe, alcuni fisicamente ed altri con il classico incitamento "Vamos Purito". Il panorama in cima con mulini a vento everywhere è davvero ammirevole, il cartello con scritto 700 km a Santiago leggermente meno
In discesa passo la gente a velocità doppia, il vantaggio di avere un bastone come quarta gamba è decisamente notevole e si vede. Mi imbatto in un raro esemplare di abitante della mitica Isola di Man, luogo famoso soprattutto per il tourist trophy e Mark Cavendish. Mi spiega che i mannesi possono scegliere la propria nazionalità negli sport agonistici: in ordine vorrebbe esere scozzese, irlandese, gallese e ovviamente inglese come ultima scelta; come dargli torto? Più avanti continuo la mia marcia con il mio amico polacco Peter, che mi racconta storie e scelte davvero interessanti riguardo alla sua vita. Scopro aneddoti interessantissimi della lingua polacca, in particolare sui diminutivi dei nomi; ora so perchè Blaczykowsky o come cazzo si scrive viene chiamato Kuba e non è semplicemente perchè la gente non è in grado di scrivere il suo nome.
Tutti i nomi polacchi hanno un diminutivo che viene usato in vari contesti, Kuba è il diminutivo di Jacub. Gli argomenti scorrono, è bellissimo passare da football manager all'alcolismo in Polonia, fino all'accecante Emily Ratajkowski. Visto che la tappa verso Puente De La Reina è molto corta decidiamo di deviare di 2 km per visitare una chiesa famosa che si trova in zona. Non l'avessi mai fatto, è una di quelle chiese romaniche senza decorazioni che mi fanno cagare; ammetto di essere una capra in arte ma a me proprio il romanico non va giù.
Saluto Peter per dirigermi incazzato verso Puente De La Reina, 4 km a cazzo di cane in più si fanno sentire quando non sei allenato e cammini tutti i giorni. Giunto a destinazione con Sara e Dalila mi sparo un bel piattone di pasta con loro per pranzo, per poi prendere il sole tutto il pomeriggio. Anyway il colore della mia faccia resta mozzarelloso, a differenza di tutti quelli intorno a me tendenti al Dafne. Arrivata la sera Valentina decide di fare il bis di risotto, non essendo soddisfatta della sua creatura del giorno precedente. Debbo ammettere che è davvero buono, anche se con la fame che ho dopo aver camminato così tanto apprezzerei anche gli uccelli spellati di Gans.
Oltre al risotto mi vengono offerti anche hamburger e altre pietanze dai tavoli a fianco, a fine serata la mia pancia sembra quella di Majin Bu buono. Per alleggerirmi mi sparo un paio di tisane o meglio me le faccio "offrire" da un mio nuovo amico coreano. Vedo sto qua che continua a gironzolare in cucina portando tazze a tutti i connazionali, quindi per scherzare gli chiedo perchè non lo porta anche ai non coreani..... E dopo 5 minuti inizia a portare tazze anche a noi, grandissimo!! Grazie a lui posso riscaldare la mia tosse (che è potente come al solito, è sottinteso) ed entro in contatto con il suo gruppo di orientali. Vinco la scommessa pt.2 parla 10 minuti con una coreana e tento di spiegare alla gente con poco successo le epiche gesta di Luca Giurato. Chiedo scudo Luca per non avere tenuto alto il tuo nome. Me ne vado a letto stanco, augurando a tutti un "Buon inizio di fine settimana"
Che bello!! Finalmente riesco a dormire come si deve per una notte. Il paraocchi regalatomi da Liza la sera e la stanchezza accumulata fanno il loro dovere. Alle 8.25 vengo provvidenzialmente svegliato dal mio amico coreano Gi-Seok. Ho addirittura 5 minuti per prepararmi e lasciare la stanza, almeno teoricamente. Per fortuna gli anni di pratica alle scuole superiori di #svegliaeindieciminutilavatimangiaecorrifinoalpulman si rivelano utilissimi, in pochissimo tempo sono pronto per fare in colazione. Giunto in cucina non trovo però i miei yogurt: dopo un momento di sconforto e imprecazioni scopro che se li è imboscati il simpatico Yves, un vecchietto francese che era l'unico rimasto in ostello oltre a me. Pensando di essere solo si era giustamente presto gli yogurt, quindi pensando agli insegnamenti di Padre Maronno capisco il suo punto di vista e lo perdono. E' davvero un tipo particolare, alla veneranda età di 67 anni sta studiando una lingua indiana per potere viaggiare al meglio nella nazione di Apu & friends. Dopo esserci salutati parto verso l'Alto del Perdon, collina situata ad una decina di km dalla partenza. Come qualcuno ha potuto vedere su isgram il cielo mattutino ha dei colori favolosi, vorrei postare le foto ma purtroppo il telefono che ho usato durante il Camino è ormai defunto. Raccolgo sulla strada quasi subito gli italiani che si erano fermati a Pamplona ma che mi avevano superato durante il sonno, poco più avanti inizio a trovare anche gli altri. Ovviamente Valentina è al bar. Proseguendo verso la vetta aiuto anche vari ciclisti ad inerpicarsi sulle difficili rampe, alcuni fisicamente ed altri con il classico incitamento "Vamos Purito". Il panorama in cima con mulini a vento everywhere è davvero ammirevole, il cartello con scritto 700 km a Santiago leggermente meno
In discesa passo la gente a velocità doppia, il vantaggio di avere un bastone come quarta gamba è decisamente notevole e si vede. Mi imbatto in un raro esemplare di abitante della mitica Isola di Man, luogo famoso soprattutto per il tourist trophy e Mark Cavendish. Mi spiega che i mannesi possono scegliere la propria nazionalità negli sport agonistici: in ordine vorrebbe esere scozzese, irlandese, gallese e ovviamente inglese come ultima scelta; come dargli torto? Più avanti continuo la mia marcia con il mio amico polacco Peter, che mi racconta storie e scelte davvero interessanti riguardo alla sua vita. Scopro aneddoti interessantissimi della lingua polacca, in particolare sui diminutivi dei nomi; ora so perchè Blaczykowsky o come cazzo si scrive viene chiamato Kuba e non è semplicemente perchè la gente non è in grado di scrivere il suo nome.
Tutti i nomi polacchi hanno un diminutivo che viene usato in vari contesti, Kuba è il diminutivo di Jacub. Gli argomenti scorrono, è bellissimo passare da football manager all'alcolismo in Polonia, fino all'accecante Emily Ratajkowski. Visto che la tappa verso Puente De La Reina è molto corta decidiamo di deviare di 2 km per visitare una chiesa famosa che si trova in zona. Non l'avessi mai fatto, è una di quelle chiese romaniche senza decorazioni che mi fanno cagare; ammetto di essere una capra in arte ma a me proprio il romanico non va giù.
Saluto Peter per dirigermi incazzato verso Puente De La Reina, 4 km a cazzo di cane in più si fanno sentire quando non sei allenato e cammini tutti i giorni. Giunto a destinazione con Sara e Dalila mi sparo un bel piattone di pasta con loro per pranzo, per poi prendere il sole tutto il pomeriggio. Anyway il colore della mia faccia resta mozzarelloso, a differenza di tutti quelli intorno a me tendenti al Dafne. Arrivata la sera Valentina decide di fare il bis di risotto, non essendo soddisfatta della sua creatura del giorno precedente. Debbo ammettere che è davvero buono, anche se con la fame che ho dopo aver camminato così tanto apprezzerei anche gli uccelli spellati di Gans.
Oltre al risotto mi vengono offerti anche hamburger e altre pietanze dai tavoli a fianco, a fine serata la mia pancia sembra quella di Majin Bu buono. Per alleggerirmi mi sparo un paio di tisane o meglio me le faccio "offrire" da un mio nuovo amico coreano. Vedo sto qua che continua a gironzolare in cucina portando tazze a tutti i connazionali, quindi per scherzare gli chiedo perchè non lo porta anche ai non coreani..... E dopo 5 minuti inizia a portare tazze anche a noi, grandissimo!! Grazie a lui posso riscaldare la mia tosse (che è potente come al solito, è sottinteso) ed entro in contatto con il suo gruppo di orientali. Vinco la scommessa pt.2 parla 10 minuti con una coreana e tento di spiegare alla gente con poco successo le epiche gesta di Luca Giurato. Chiedo scudo Luca per non avere tenuto alto il tuo nome. Me ne vado a letto stanco, augurando a tutti un "Buon inizio di fine settimana"
martedì 24 novembre 2015
Giorno 3
Zubiri - Cizur Minor
Come già pensato la sera prima il mio sonno viene interrotto prima del previsto dai miei mattinieri amici orientali, probabilmente ancora abituati al loro fuso orario. Ma che cazzo vi svegliate alle 6 a fare??? Dormicchio il più possibile, facendo colazione alle 8 con il gruppetto spagnolo-latino, la gente più "pigra" assieme a me. Fin dalla partenza il panorama è incantevole. La prima parte del percorso costeggia un fiume per vari chilometri; è tutto una figata, gli alberi si riflettono sulle acque limpidissime, spesso i cavalli trotterellano di fianco a me nei pascoli attorno al sentiero. Giunto al primo ponte incontro due nuove italiane, precisamente delle teste di moro. Visto che con i nomi sono una frana e che stanno viaggiando assieme decido di chiamarle Paola e Chiara (invece di Paola ed Elena). Non ho molti chilometri dei 15 chilometri prima di Pamplona: mi vengono in mente i miei numerosi tentativi falliti di entrare nella nazionale fotografi nonostante un bellissimo telefono da 5 megapixel, una chiacchierata sul corretto uso della c toshana con Giulia e i coreani che continuavo a superare e ritrovarmi davanti perchè prendevano qualche scorciatoia di continuo. Dopo aver superato Villalba, luogo di nascita di Miguel Indurain, mi ricongiungo alla solita "mafia italiana" composta da Valentina, Sara, Dalila e Fabio, con cui giungo a Pamplona. Qui decidiamo di comune accordo di farci i cazzi nostri visto che ognuno vuole fare cose diverse. Avendo già visitato la città pochi giorni prima il mio unico interesse è trovare il carrefour adocchiato nella mia perlustrazione del martedì per farmi un bel pranzetto al sacco. Dopo essermi saziato in un parco con free-wifi attraverso tutta la città ed il bellissimo campus universitario della Navarra, con destinazione Cizur Minor. Qui incontro un vecchietto spagnolo che ha ripreso il Camino dopo tre mesi; fidandomi di lui (e lui di me) ci perdiamo. Per fortuna la via maestra non è lontana. Dopo 22 minuti, per la precisione 22 e un po' giungiamo alla meta prefissata, che però è chiusa. Poco male, il piano b si rivela decisamente ottimo. Ampio giardino, wifi rapido e padrona gentilissima che mi insegna a fare il pediluvio e ad allacciarmi diversamente le scarpe in modo da evitare la formaizone di fiacche e vesciche. Davvero un'esperta, probabilmente ha visto più piedi di Peppe Fetish. Mi racconta che ha iniziato ad accogliere i pellegrini 28 anni fa, trasformando la casa della sua famiglia in un albergue. Si vede che mette tantissima passione in quello che fa e la sua contentezza nel fare sentire a casa le altre persone, cosa che mi fa molto pensare riguardo alle mie scelte future.
Gli altri arrivano alla spicciolata, trovandomi in modalità pappone sdraiato a prendere il sole. Approfittando della bella giornata lavo i vestiti a mano per la prima volta in vita mia: le scene sono fantozziane, meglio evitare i commenti. Di sera è ancora tutto fradicio, a posteriori ammetto di avere leggermente esagerato con l'acqua. Cose che capitano. Il menù serale è risotto cucinato da Valentina. Lei non è soddisfatta della sua creazione ma come al solito il cibo finisce in un batter d'occhio. Vado a letto stanco e pensieroso sull'ennesima morte di Crilin. Crilin nooooooooo!!!!
Come già pensato la sera prima il mio sonno viene interrotto prima del previsto dai miei mattinieri amici orientali, probabilmente ancora abituati al loro fuso orario. Ma che cazzo vi svegliate alle 6 a fare??? Dormicchio il più possibile, facendo colazione alle 8 con il gruppetto spagnolo-latino, la gente più "pigra" assieme a me. Fin dalla partenza il panorama è incantevole. La prima parte del percorso costeggia un fiume per vari chilometri; è tutto una figata, gli alberi si riflettono sulle acque limpidissime, spesso i cavalli trotterellano di fianco a me nei pascoli attorno al sentiero. Giunto al primo ponte incontro due nuove italiane, precisamente delle teste di moro. Visto che con i nomi sono una frana e che stanno viaggiando assieme decido di chiamarle Paola e Chiara (invece di Paola ed Elena). Non ho molti chilometri dei 15 chilometri prima di Pamplona: mi vengono in mente i miei numerosi tentativi falliti di entrare nella nazionale fotografi nonostante un bellissimo telefono da 5 megapixel, una chiacchierata sul corretto uso della c toshana con Giulia e i coreani che continuavo a superare e ritrovarmi davanti perchè prendevano qualche scorciatoia di continuo. Dopo aver superato Villalba, luogo di nascita di Miguel Indurain, mi ricongiungo alla solita "mafia italiana" composta da Valentina, Sara, Dalila e Fabio, con cui giungo a Pamplona. Qui decidiamo di comune accordo di farci i cazzi nostri visto che ognuno vuole fare cose diverse. Avendo già visitato la città pochi giorni prima il mio unico interesse è trovare il carrefour adocchiato nella mia perlustrazione del martedì per farmi un bel pranzetto al sacco. Dopo essermi saziato in un parco con free-wifi attraverso tutta la città ed il bellissimo campus universitario della Navarra, con destinazione Cizur Minor. Qui incontro un vecchietto spagnolo che ha ripreso il Camino dopo tre mesi; fidandomi di lui (e lui di me) ci perdiamo. Per fortuna la via maestra non è lontana. Dopo 22 minuti, per la precisione 22 e un po' giungiamo alla meta prefissata, che però è chiusa. Poco male, il piano b si rivela decisamente ottimo. Ampio giardino, wifi rapido e padrona gentilissima che mi insegna a fare il pediluvio e ad allacciarmi diversamente le scarpe in modo da evitare la formaizone di fiacche e vesciche. Davvero un'esperta, probabilmente ha visto più piedi di Peppe Fetish. Mi racconta che ha iniziato ad accogliere i pellegrini 28 anni fa, trasformando la casa della sua famiglia in un albergue. Si vede che mette tantissima passione in quello che fa e la sua contentezza nel fare sentire a casa le altre persone, cosa che mi fa molto pensare riguardo alle mie scelte future.
Gli altri arrivano alla spicciolata, trovandomi in modalità pappone sdraiato a prendere il sole. Approfittando della bella giornata lavo i vestiti a mano per la prima volta in vita mia: le scene sono fantozziane, meglio evitare i commenti. Di sera è ancora tutto fradicio, a posteriori ammetto di avere leggermente esagerato con l'acqua. Cose che capitano. Il menù serale è risotto cucinato da Valentina. Lei non è soddisfatta della sua creazione ma come al solito il cibo finisce in un batter d'occhio. Vado a letto stanco e pensieroso sull'ennesima morte di Crilin. Crilin nooooooooo!!!!
Giorno 2
Roncesvalles - Zubiri
Nonostante la stanchezza accumulata il giorno prima passo una prima notte di merda. Appena le luci si spengono alle 10 in punto scopro di avere una simpatica luce di emergenza proprio puntata in fronte a me. Evvai!! Dopo un tempo interminabile riesco finalmente ad addormentarmi, con un piano ben preciso: sveglia alle 7.30 e partenza alle 8. Nella maggior parte dei refugios bisogna infatti levare le tende entro le 8 di mattina. Un volontario olandese ha invece la brillante idea di svegliarmi alle 6.40, in modo "Che io possa alzarmi in tempo". Ma porca puttana, ma voi in Olanda ci mettete tutti piu di un ora per alzarvi? Ma che siete, una tribù di handicappati? (cit.) Io in ogni caso resisto stoicamente a questo rompicoglioni e non mi schiodo dal letto fino alle 7.30.
In mezz'ora faccio lo zaino, mi lavo, mi preparo e parto, alla faccia di quel taramot. Come il primo giorno la mia tattica è parlare con la gente, superarla, parlare con altra gente, superarla ecc. ecc.
Dopo aver percorso i primi km in una bella foresta che costeggia la strada principale giungiamo finalmente ad un supermercato, dove posso concedermi una meritata seconda colazione. Non sono nemmeno le nove. La marcia riprende, le solite chiacchiere anche. Il paesaggio si alterna tra boschi e colline che mi ricordano le atmosfere della Contea; per rendere tutto più tolkeniano mi diletto nel fischiettare la colonna sonora del Signore Degli Anelli. Anyway spagnoli a parte i pellegrini sono per la maggiorparte italiani e.... coreani! Scopro che il 40% di loro sono cattolici, non l'avrei mai detto! Poverini, con tutte le cose che potevano importare dall'Italia avrebbero potuto scegliere la pasta, la pizza, il mandolino o il Franz Bazar, ma invece si sono scelti la religione. #minutodisilenzio
Tra tutti i tipi che conosco segnalo l'incontro con un americano uguale a Gigi Datome. La cosa divertente è che viene proprio da Boston, ma non ha assolutamente idea di chi sia il mitico Gigione.
Parlando di questo tipo si è fatto tutta la Francia a piedi da Le Puis prima di giungere a Roncesvalles, quindi è allenatissimo. La cosa che più impressiona, oltre alla sua somiglianza a Gesù, sono le sue scarpe da ginnastica con suola quasi inesistente. Lui mi racconta che dopo un mese di cammino i suoi piedi sono quelli degli hobbit e che quindi non ha nessun problema a farsi una quarantina di km a giornata, nemmeno con quelle scarpe. Esticazzi.
Abbandonato il mitico Scott giungo in una località di nome Zubiri. Le mie gambe chiedono aiuto, lo stomaco ancora di più. Dopo aver mangiato un'enorme baguette riparto a piena velocità verso la località successiva, di nome Larrasoana. Sul percorso ho incontrato poca della gente conosciuta a Roncesvalles, quindi percorro velocemente l'ultimo tratto perchè ho paura che il mio albergue sia pieno. Come non detto, sono il quinto ad arrivare, giusto in tempo di trovare la doccia fredda perchè l'acqua è finita dopo i primi 4. Piccolo dettaglio: appena prima di raggiungere nell'albergue entro per sbaglio in una casa privata, pensando che fosse proprio il mio albergue. Ad accogliermi invece trovo due vecchietti che stavano facendo tranquillamente le pulizie in casa loro. LOL.
Gli altri italiani arrivano tranquillamente ore e ore dopo di me, prendendomi giustamente per il culo per la mia fretta. Al solito gruppo italiaco si aggiungono la toscana Giulia, il terun Pietro e Kristoffer (detto Cristo) lo svedese. Passo il pomeriggio facendo amicizia con Garbine (non la Mu-gu-ru-za nel caso Albyno leggesse), ragazza che lavora all'albergue di Larrasoana. Con lei sfodero tutto il mio sex appeal e proprio grazie alla mia indiscutibile bellezza (non di certo al sentimento di tenerezza/pena suscitato da un pellegrino stanco e bisognoso) riesco a barattare il mio "bastone" con uno degno di questo nome. In questo albergue faccio anche la conoscenza di due mitiche figure che spesso incontrerò durante il mio Camino: Sempai il pescatore, un sessantenne coreano che sta facendo il suo sesto cammino ed il grinch, uomo norvegese che possiede solo due espressioni. Una senza sorriso e una senza sorriso ma con il cappello.
La sera si avvicina e con questo anche il classico pasta-party tra italiani. La preoccupazione collettiva (non mia) è che 1.5 kg di pasta per 8 persone siano troppi; dopo 10 minuti la pentola è vuota e qualcuno a caso è arrabbiato perchè non è riuscito ad avere la sua quarta razione. Indovinate chi?
La sera passa abbastanza tranquillamente, da segnalare solo la scommessa vinta con Giulia con oggetto "Parlare più di 10 minuti con un coreano". Vado a letto stanco e pensando al momento in cui ho catturato Zapdos per la prima volta.
Nonostante la stanchezza accumulata il giorno prima passo una prima notte di merda. Appena le luci si spengono alle 10 in punto scopro di avere una simpatica luce di emergenza proprio puntata in fronte a me. Evvai!! Dopo un tempo interminabile riesco finalmente ad addormentarmi, con un piano ben preciso: sveglia alle 7.30 e partenza alle 8. Nella maggior parte dei refugios bisogna infatti levare le tende entro le 8 di mattina. Un volontario olandese ha invece la brillante idea di svegliarmi alle 6.40, in modo "Che io possa alzarmi in tempo". Ma porca puttana, ma voi in Olanda ci mettete tutti piu di un ora per alzarvi? Ma che siete, una tribù di handicappati? (cit.) Io in ogni caso resisto stoicamente a questo rompicoglioni e non mi schiodo dal letto fino alle 7.30.
In mezz'ora faccio lo zaino, mi lavo, mi preparo e parto, alla faccia di quel taramot. Come il primo giorno la mia tattica è parlare con la gente, superarla, parlare con altra gente, superarla ecc. ecc.
Dopo aver percorso i primi km in una bella foresta che costeggia la strada principale giungiamo finalmente ad un supermercato, dove posso concedermi una meritata seconda colazione. Non sono nemmeno le nove. La marcia riprende, le solite chiacchiere anche. Il paesaggio si alterna tra boschi e colline che mi ricordano le atmosfere della Contea; per rendere tutto più tolkeniano mi diletto nel fischiettare la colonna sonora del Signore Degli Anelli. Anyway spagnoli a parte i pellegrini sono per la maggiorparte italiani e.... coreani! Scopro che il 40% di loro sono cattolici, non l'avrei mai detto! Poverini, con tutte le cose che potevano importare dall'Italia avrebbero potuto scegliere la pasta, la pizza, il mandolino o il Franz Bazar, ma invece si sono scelti la religione. #minutodisilenzio
Tra tutti i tipi che conosco segnalo l'incontro con un americano uguale a Gigi Datome. La cosa divertente è che viene proprio da Boston, ma non ha assolutamente idea di chi sia il mitico Gigione.
Parlando di questo tipo si è fatto tutta la Francia a piedi da Le Puis prima di giungere a Roncesvalles, quindi è allenatissimo. La cosa che più impressiona, oltre alla sua somiglianza a Gesù, sono le sue scarpe da ginnastica con suola quasi inesistente. Lui mi racconta che dopo un mese di cammino i suoi piedi sono quelli degli hobbit e che quindi non ha nessun problema a farsi una quarantina di km a giornata, nemmeno con quelle scarpe. Esticazzi.
Abbandonato il mitico Scott giungo in una località di nome Zubiri. Le mie gambe chiedono aiuto, lo stomaco ancora di più. Dopo aver mangiato un'enorme baguette riparto a piena velocità verso la località successiva, di nome Larrasoana. Sul percorso ho incontrato poca della gente conosciuta a Roncesvalles, quindi percorro velocemente l'ultimo tratto perchè ho paura che il mio albergue sia pieno. Come non detto, sono il quinto ad arrivare, giusto in tempo di trovare la doccia fredda perchè l'acqua è finita dopo i primi 4. Piccolo dettaglio: appena prima di raggiungere nell'albergue entro per sbaglio in una casa privata, pensando che fosse proprio il mio albergue. Ad accogliermi invece trovo due vecchietti che stavano facendo tranquillamente le pulizie in casa loro. LOL.
Gli altri italiani arrivano tranquillamente ore e ore dopo di me, prendendomi giustamente per il culo per la mia fretta. Al solito gruppo italiaco si aggiungono la toscana Giulia, il terun Pietro e Kristoffer (detto Cristo) lo svedese. Passo il pomeriggio facendo amicizia con Garbine (non la Mu-gu-ru-za nel caso Albyno leggesse), ragazza che lavora all'albergue di Larrasoana. Con lei sfodero tutto il mio sex appeal e proprio grazie alla mia indiscutibile bellezza (non di certo al sentimento di tenerezza/pena suscitato da un pellegrino stanco e bisognoso) riesco a barattare il mio "bastone" con uno degno di questo nome. In questo albergue faccio anche la conoscenza di due mitiche figure che spesso incontrerò durante il mio Camino: Sempai il pescatore, un sessantenne coreano che sta facendo il suo sesto cammino ed il grinch, uomo norvegese che possiede solo due espressioni. Una senza sorriso e una senza sorriso ma con il cappello.
La sera si avvicina e con questo anche il classico pasta-party tra italiani. La preoccupazione collettiva (non mia) è che 1.5 kg di pasta per 8 persone siano troppi; dopo 10 minuti la pentola è vuota e qualcuno a caso è arrabbiato perchè non è riuscito ad avere la sua quarta razione. Indovinate chi?
La sera passa abbastanza tranquillamente, da segnalare solo la scommessa vinta con Giulia con oggetto "Parlare più di 10 minuti con un coreano". Vado a letto stanco e pensando al momento in cui ho catturato Zapdos per la prima volta.
lunedì 23 novembre 2015
Giorno 1
Prima tappa: St. Jean Pied de Port - Roncesvalles 25.6 km
La notte prima della tempesta passa abbastanza bene. Sono stanco morto e dormo come un sasso, nonostante il russare di qualcuno (il francese presumo). I miei compagni di viaggio iniziano a fare casino già alle 6, compromettendo inesorabilmente il sonno del tonno.
Ciònonostante alzarsi dal letto si rivela una impresa quasi impossibile, visto che uscirò di casa solo alle 7.40, quasi un'ora dopo degli altri. La prima tappa è notoriamente la più impegnativa di tutto il Camino, quindi faccio il carico di energie e ancora prima di iniziare a camminare ho già nello stomaco mezzo tubo di pringles, 2 brioches e una banana. La cosidetta "Colazione del caprone".
Parto, ovviamente pioviggina. Francia di merda. Dopo nemmeno 10 minuti inizio a maledira la giacca Dréz che mi fa sudare come Jp in sauna, ricacciandola subito nello zaino. La strada è in piedi fin da subito, le prime pendenze ricordano molto quelle di Sondalo; dopo 24 anni finalmente vivere in un posto in salita mi serve qualcosa. Procedo a passi lunghi e ben distesi (cit. genio cepinasco) e fin dall'inizio inizio a sorpassare e parlare con gente a caso. Il panorama è un continuo mutare, il tempo non è da meno. Sembra di essere in una mostra di quadri, con dipinti tutti diversi tra loro. Per fortuna dopo la prima difficile erta la pianura mi da un po' di tregua, ma dopo circa 1 km la strada torna ad inerpicarsi anche più di prima. Poco dopo aver superato i miei compagni di dormita il cielo emette un peto fragoroso: it's raining man! Da grande coglione quale sono ho lasciato il poncho in fondo allo zaino, quindi nel tempo di tirarlo fuori e coprirmi sono già slozzo. La pioggia continua incessante, da questo deduco che siamo ancora in Francia; la strada invece spiana gradualmente in vista di una specie di malga/albergue. Tra le tante nuove conoscenze segnalo bruno, un agricoltore piemontese 55enne con cui condivido discorsi molto interessanti. I motivi dei nostri Camini sono molto diversi e forse proprio per questo il confronto è così bello. Proseguo col mio passo sostenuto rischiando di perdermi; per fortuna una ragazza tedesca che ha pedalato dalla Germania fino a St. Jean si avvede del mio sbaglio e mi riporta sulla retta via. Grazie Lisa. Continuo e giungo in cima al colle vergot.
Ah, quasi dimenticavo di parlare della nebbia: per lunghi tratti ho avuto paura di essere venduto come tonno al mercato rionale. Se non capite la battuta guardatevi Fantozzi impegnato nella tostissima Coppa Cobram. Se avete visto Fantozzi e non capite la battuta siete semplicemente dei coglioni. Dopo un incoraggiante cartello del tipo "Mancano 770 km a Santiago" inizia la picchiata finale verso Roncesvalles. La discesa è ripida e spaccaginocchie, specie dopo quasi 25 km già nelle gambe. Purtroppo sono sprovvisto di bastone e tribolo alla grande. Dopo un periodo che mi è sembrato interminabile giungo finalmente al mastodontico albergue di Roncisvalles. Ironia della sorte trovo un bastone (di merda) proprio poco prima di varcare il portone, fuck!
Quando entro mi accorgo di qualcosa di insospettabile: sono il primo pellegrino del giorno!! La voglia di arrivare presto per farmi una doccia e per fare prendere il meno freddo possibile alla mia tosse mi ha reso un fortissimo atleta!!! In realtà scherzo, la metà dei pellegrini sono vecchi, è ovvio che io vada un po di più ;) Sta di fatto che dopo la mia fatica scopro che l'Albergue apre solo alle due.
Mannaggia agli olandesi che lo gestiscono! Non posso nemmeno farmi una doccia, il mio ipod è scarico ed il mio telefono pure. Passo il tempo prima delle 14.00 parlando con un koreano e invocando improbabili santi olandesi. Finalmente posso lavarmi dopo un'ora di attesa. Puttana maiala che goduta!!! Nel pomeriggio mi concedo una meritata siesta, riabbracciando in seguito tutta la gente che ho incontrato in precedenza. Manco a farlo il mio vicino di letto è proprio Bruno, con cui condivido anche la cena. A proposito, dopo aver incassato il due di picche dal cameriere quando gli ho chiesto di portarmi una razione doppia, riesco a convincere un gruppo di koreani a darmi tutti i loro avanzi. Il cameriere mi guarda male ma chissene, il cibo non si butta no? Prima di andare a letto conosco una ragazza italo-americana di nome Gabriella, davvero interessante. Vado a letto davvero contentissimo, il mio primo giorno è stato davvero una figata.
La notte prima della tempesta passa abbastanza bene. Sono stanco morto e dormo come un sasso, nonostante il russare di qualcuno (il francese presumo). I miei compagni di viaggio iniziano a fare casino già alle 6, compromettendo inesorabilmente il sonno del tonno.
Ciònonostante alzarsi dal letto si rivela una impresa quasi impossibile, visto che uscirò di casa solo alle 7.40, quasi un'ora dopo degli altri. La prima tappa è notoriamente la più impegnativa di tutto il Camino, quindi faccio il carico di energie e ancora prima di iniziare a camminare ho già nello stomaco mezzo tubo di pringles, 2 brioches e una banana. La cosidetta "Colazione del caprone".
Parto, ovviamente pioviggina. Francia di merda. Dopo nemmeno 10 minuti inizio a maledira la giacca Dréz che mi fa sudare come Jp in sauna, ricacciandola subito nello zaino. La strada è in piedi fin da subito, le prime pendenze ricordano molto quelle di Sondalo; dopo 24 anni finalmente vivere in un posto in salita mi serve qualcosa. Procedo a passi lunghi e ben distesi (cit. genio cepinasco) e fin dall'inizio inizio a sorpassare e parlare con gente a caso. Il panorama è un continuo mutare, il tempo non è da meno. Sembra di essere in una mostra di quadri, con dipinti tutti diversi tra loro. Per fortuna dopo la prima difficile erta la pianura mi da un po' di tregua, ma dopo circa 1 km la strada torna ad inerpicarsi anche più di prima. Poco dopo aver superato i miei compagni di dormita il cielo emette un peto fragoroso: it's raining man! Da grande coglione quale sono ho lasciato il poncho in fondo allo zaino, quindi nel tempo di tirarlo fuori e coprirmi sono già slozzo. La pioggia continua incessante, da questo deduco che siamo ancora in Francia; la strada invece spiana gradualmente in vista di una specie di malga/albergue. Tra le tante nuove conoscenze segnalo bruno, un agricoltore piemontese 55enne con cui condivido discorsi molto interessanti. I motivi dei nostri Camini sono molto diversi e forse proprio per questo il confronto è così bello. Proseguo col mio passo sostenuto rischiando di perdermi; per fortuna una ragazza tedesca che ha pedalato dalla Germania fino a St. Jean si avvede del mio sbaglio e mi riporta sulla retta via. Grazie Lisa. Continuo e giungo in cima al colle vergot.
Ah, quasi dimenticavo di parlare della nebbia: per lunghi tratti ho avuto paura di essere venduto come tonno al mercato rionale. Se non capite la battuta guardatevi Fantozzi impegnato nella tostissima Coppa Cobram. Se avete visto Fantozzi e non capite la battuta siete semplicemente dei coglioni. Dopo un incoraggiante cartello del tipo "Mancano 770 km a Santiago" inizia la picchiata finale verso Roncesvalles. La discesa è ripida e spaccaginocchie, specie dopo quasi 25 km già nelle gambe. Purtroppo sono sprovvisto di bastone e tribolo alla grande. Dopo un periodo che mi è sembrato interminabile giungo finalmente al mastodontico albergue di Roncisvalles. Ironia della sorte trovo un bastone (di merda) proprio poco prima di varcare il portone, fuck!
Quando entro mi accorgo di qualcosa di insospettabile: sono il primo pellegrino del giorno!! La voglia di arrivare presto per farmi una doccia e per fare prendere il meno freddo possibile alla mia tosse mi ha reso un fortissimo atleta!!! In realtà scherzo, la metà dei pellegrini sono vecchi, è ovvio che io vada un po di più ;) Sta di fatto che dopo la mia fatica scopro che l'Albergue apre solo alle due.
Mannaggia agli olandesi che lo gestiscono! Non posso nemmeno farmi una doccia, il mio ipod è scarico ed il mio telefono pure. Passo il tempo prima delle 14.00 parlando con un koreano e invocando improbabili santi olandesi. Finalmente posso lavarmi dopo un'ora di attesa. Puttana maiala che goduta!!! Nel pomeriggio mi concedo una meritata siesta, riabbracciando in seguito tutta la gente che ho incontrato in precedenza. Manco a farlo il mio vicino di letto è proprio Bruno, con cui condivido anche la cena. A proposito, dopo aver incassato il due di picche dal cameriere quando gli ho chiesto di portarmi una razione doppia, riesco a convincere un gruppo di koreani a darmi tutti i loro avanzi. Il cameriere mi guarda male ma chissene, il cibo non si butta no? Prima di andare a letto conosco una ragazza italo-americana di nome Gabriella, davvero interessante. Vado a letto davvero contentissimo, il mio primo giorno è stato davvero una figata.
Prologo
Prologo:
Come accade in quasi ogni viaggio della mia vita la mattina della partenza è il momento in cui organizzo delle cose. Le persone normali hanno lo zaino pronto con tutto il necessario da giorni.
Le persone come me alle 9 di mattina si trovano costretti a rifare la carta di credito e ad andare a farsi prescrivere dei medicinali in quanto, come al solito, mi sono beccato una fantastica bronchite. Come mi accade spesso nella vita sono nella merda visto che il pulman parte alle 10.10, ma quando si è abituati a queste situazioni in qualche modo se ne viene sempre fuori. A Tirano ho un quarto d'ora tra il bus e il treno. Giusto il tempo per comprare una maglia termica della kraft uguale a quella presa due giorni prima. Si parte con le mano sui maroni in quanto Trenord è come una scatola di cioccolatini, non sai mai che cosa aspettarti. A volte i treni sono perfino in orario e questo straordinario evento mi capita proprio nel giorno della mia partenza. Wow! Cambio il treno a Lecco in direzione Bergamo, da dove mi imbarcherò verso Saragozza. 18 euro per volare tra Italia e Spagna, mica male! Ho quasi speso di più per fare i 150 km che separano Sondalo e Bergamo ;)
Arrivo all'aereoporto-areoporto (non ho mai capito quale nome sia corretto, forse lo sono entrambi) con addirittura un'ora di anticipo! E' qualcosa che non mi succedeva da anni, sono a metà tra l'incredulo e il commosso. Il volo fino in Spagna va a gonfie vele, ho pure il mio amato posto sul finestrino anche se il sonno arretrato prende l'avvento sulla voglia di vedere il panorama. Giungo a Saragozza decido di prendere il bus per Pamplona, cosa su cui non ero sicuro ad inizio della giornata. Nella grandissima stazione dei treni/pulman incontro la prima pellegrina di tutto il cammino, una ragazza torinese di nome Veronica; lei a differenza mia va a Pamplona in treno quindi ci perdiamo subito. Il viaggio verso la città delle corride scorre molto lento; il mio orologio, o meglio il mio telefono segna le 11.30 quando finalmente giungo a destinazione. Visto che mi hanno rubato il telefono proprio 3 giorni prima del Camino e che quello "nuovo" è un caret mi tocca vagare a caso per trovare un'ostello. Sono a Pamplona e ancora non so se il mio cammino partirà da qua, Roncisvalle o St. Jean Pied de Port. La tosse non mi da tregua, il raffreddore di certo non mi aiuta e dopo una giornata passata a tossire ho pure il mal di testa; l'unico sollievo è una carina ragazza (citando il mitico Enrico Pasquale Pratticò) americana che mi fa un po di compagnia prima di andare a nanna. La notte non passa esattamente benissimo a causa del taramot che avevo sotto di me che russava come un mammut. Mi sveglio alle 9.30 ed approfitto in pieno della colazione inclusa nel prezzo dell'ostello, per poi fare un giro a Pamplona. Devo dire la verità, mi aspettavo di trovare qualcosa di più. Non dico che la città faccia schifo però non ci sono queste grandi cose; mi reco in primis nell'antica cittadella per poi camminare a random per il centro senza sapere dove sto andando. Dopo un'oretta trovo la Plaza de Toros; da qui percorro tutto l'itinerario della Corrida, cercando di impersonificarmi nei tori e pensando di colpire i passanti con le mie corna belle. Dopo aver represso i miei istinti omicidi vado in un Albergue per prendere la Credencial, una specie di passaporto dove si possono porre i "Sellos", ovvero i timbri, degli Albergues e non solo. Torno in ostello giusto il tempo di farmi uno spuntino ed è ora di partire verso St. Jean Pied de Port. Onestamente in principio pensavo di partire da Pamplona e saltare i primi 60-70 km, ma la mia tosse potentissima mi ha fatto cambiare i piani fin da subito. Meglio un giorno di riposo in più prendendo farmaci antitosse che partire a camminare subito rischiando di peggiorare le cose. Sul bus re-incontro Veronica e faccio la conoscenza di altri due italiani di nome Fabio e Roberto; alla faccia dei miei propositi di stare poco con gli italiani. Il costosissimo viaggio (mi pare 22 euri, figli di troia) prosegue senza intoppi.... fino a quando entro in Francia per la prima volta in vita mia. Non ho mai amato la Francia ed il sentimento sembra essere reciproco visto l'acquazzone che mi accolge quando scendo dal pulman. Nemmeno la nuvola di Fantozzi era così carica d'acqua madonnasantoddio; per evitare di bagnarci tipo Lisa Ann durante una gangbang io e Valentina ci rifugiamo sotto il pulman, nella zona dove si mettono i bagagli tanto per intendere. Qui iniziamo a metterci il poncho, quando Booom! L'autista non si è accorta della nostra presenza e ci chiude dentro. Ahahahahahaah.
Le nostre urla la insospettiscono e per fortuna riapre lo sportello. Libertà!!!! Dopo aver avuto il mio momento da Ivan Bogdanov ci incamminiamo verso il centro del paesino, alla ricerca di un'ubicazione notturna. Ovviamente arriviamo al Rifugio Municipale (solitamente i municipali sono quelli che costano meno di tutti) scopriamo che l'ultimo posto disponibile è stato appena occupato dalla tipa entrata prima di noi. Alla fine andiamo a dormire nella casa adibita ad ostello di una signora messicana; qui si forma una vera e propria colonia italiana. A noi due si aggiungono Fabio, Roberto e due nuove ragazze della Val di Susa di nome Sara e Dalila; quando ormai sono rassegnato ad una colonia italiana la signora accoglie in casa anche un ragazzo francese ed una ragazza sudafricana. La giornata si conclude con la classica pasta italiana e con i classici 3-4 piatti mangiati dal sottoscritto. Domani si parte, mo' soccazzi.
Come accade in quasi ogni viaggio della mia vita la mattina della partenza è il momento in cui organizzo delle cose. Le persone normali hanno lo zaino pronto con tutto il necessario da giorni.
Le persone come me alle 9 di mattina si trovano costretti a rifare la carta di credito e ad andare a farsi prescrivere dei medicinali in quanto, come al solito, mi sono beccato una fantastica bronchite. Come mi accade spesso nella vita sono nella merda visto che il pulman parte alle 10.10, ma quando si è abituati a queste situazioni in qualche modo se ne viene sempre fuori. A Tirano ho un quarto d'ora tra il bus e il treno. Giusto il tempo per comprare una maglia termica della kraft uguale a quella presa due giorni prima. Si parte con le mano sui maroni in quanto Trenord è come una scatola di cioccolatini, non sai mai che cosa aspettarti. A volte i treni sono perfino in orario e questo straordinario evento mi capita proprio nel giorno della mia partenza. Wow! Cambio il treno a Lecco in direzione Bergamo, da dove mi imbarcherò verso Saragozza. 18 euro per volare tra Italia e Spagna, mica male! Ho quasi speso di più per fare i 150 km che separano Sondalo e Bergamo ;)
Arrivo all'aereoporto-areoporto (non ho mai capito quale nome sia corretto, forse lo sono entrambi) con addirittura un'ora di anticipo! E' qualcosa che non mi succedeva da anni, sono a metà tra l'incredulo e il commosso. Il volo fino in Spagna va a gonfie vele, ho pure il mio amato posto sul finestrino anche se il sonno arretrato prende l'avvento sulla voglia di vedere il panorama. Giungo a Saragozza decido di prendere il bus per Pamplona, cosa su cui non ero sicuro ad inizio della giornata. Nella grandissima stazione dei treni/pulman incontro la prima pellegrina di tutto il cammino, una ragazza torinese di nome Veronica; lei a differenza mia va a Pamplona in treno quindi ci perdiamo subito. Il viaggio verso la città delle corride scorre molto lento; il mio orologio, o meglio il mio telefono segna le 11.30 quando finalmente giungo a destinazione. Visto che mi hanno rubato il telefono proprio 3 giorni prima del Camino e che quello "nuovo" è un caret mi tocca vagare a caso per trovare un'ostello. Sono a Pamplona e ancora non so se il mio cammino partirà da qua, Roncisvalle o St. Jean Pied de Port. La tosse non mi da tregua, il raffreddore di certo non mi aiuta e dopo una giornata passata a tossire ho pure il mal di testa; l'unico sollievo è una carina ragazza (citando il mitico Enrico Pasquale Pratticò) americana che mi fa un po di compagnia prima di andare a nanna. La notte non passa esattamente benissimo a causa del taramot che avevo sotto di me che russava come un mammut. Mi sveglio alle 9.30 ed approfitto in pieno della colazione inclusa nel prezzo dell'ostello, per poi fare un giro a Pamplona. Devo dire la verità, mi aspettavo di trovare qualcosa di più. Non dico che la città faccia schifo però non ci sono queste grandi cose; mi reco in primis nell'antica cittadella per poi camminare a random per il centro senza sapere dove sto andando. Dopo un'oretta trovo la Plaza de Toros; da qui percorro tutto l'itinerario della Corrida, cercando di impersonificarmi nei tori e pensando di colpire i passanti con le mie corna belle. Dopo aver represso i miei istinti omicidi vado in un Albergue per prendere la Credencial, una specie di passaporto dove si possono porre i "Sellos", ovvero i timbri, degli Albergues e non solo. Torno in ostello giusto il tempo di farmi uno spuntino ed è ora di partire verso St. Jean Pied de Port. Onestamente in principio pensavo di partire da Pamplona e saltare i primi 60-70 km, ma la mia tosse potentissima mi ha fatto cambiare i piani fin da subito. Meglio un giorno di riposo in più prendendo farmaci antitosse che partire a camminare subito rischiando di peggiorare le cose. Sul bus re-incontro Veronica e faccio la conoscenza di altri due italiani di nome Fabio e Roberto; alla faccia dei miei propositi di stare poco con gli italiani. Il costosissimo viaggio (mi pare 22 euri, figli di troia) prosegue senza intoppi.... fino a quando entro in Francia per la prima volta in vita mia. Non ho mai amato la Francia ed il sentimento sembra essere reciproco visto l'acquazzone che mi accolge quando scendo dal pulman. Nemmeno la nuvola di Fantozzi era così carica d'acqua madonnasantoddio; per evitare di bagnarci tipo Lisa Ann durante una gangbang io e Valentina ci rifugiamo sotto il pulman, nella zona dove si mettono i bagagli tanto per intendere. Qui iniziamo a metterci il poncho, quando Booom! L'autista non si è accorta della nostra presenza e ci chiude dentro. Ahahahahahaah.
Le nostre urla la insospettiscono e per fortuna riapre lo sportello. Libertà!!!! Dopo aver avuto il mio momento da Ivan Bogdanov ci incamminiamo verso il centro del paesino, alla ricerca di un'ubicazione notturna. Ovviamente arriviamo al Rifugio Municipale (solitamente i municipali sono quelli che costano meno di tutti) scopriamo che l'ultimo posto disponibile è stato appena occupato dalla tipa entrata prima di noi. Alla fine andiamo a dormire nella casa adibita ad ostello di una signora messicana; qui si forma una vera e propria colonia italiana. A noi due si aggiungono Fabio, Roberto e due nuove ragazze della Val di Susa di nome Sara e Dalila; quando ormai sono rassegnato ad una colonia italiana la signora accoglie in casa anche un ragazzo francese ed una ragazza sudafricana. La giornata si conclude con la classica pasta italiana e con i classici 3-4 piatti mangiati dal sottoscritto. Domani si parte, mo' soccazzi.
domenica 15 novembre 2015
Le tappe
Arrivo a Zaragoza in aereo. Trasferimento in bus e nottata a Pamplona. Il giorno seguente ulteriore trasferimento e nottata a St. Jean. Si parte
Tappa 1: St. Jean Pied De Port - Roncesvalles 25.6 km
Tappa 2: Roncesvalles - Zubiri 27.1 km
Tappa 3: Zubiri - Cizur Minor 19.7 km
Tappa 4: Cizur Minor - Puente La Reina 23 km (variante)
Tappa 5: Puente La Reina - Ayergui 21 km
Tappa 6: Ayergui - Torres Del Rìo 29 km (variante)
Tappa 7: Torres Del Rìo - Logrono 20 km
Tappa 8: Logrono - Ventosa 22 km
Tappa 9: Ventosa - Santo Domingo de La Calzada 31.2 km
Tappa 10: Santo Domingo de La Calzada - Tosantos 27.4 km
Tappa 11: Tosantos - Atapuerca 25.3 km
Tappa 12: Atapuerca - Burgos 20.4 km
Tappa 13: Burgos - Hontanas 31.1 km
Tappa 14: Hontanas - Fromista 35 km
Tappa 15: Fromista - Carrion de Los Condes 19 km
Tappa 16: Carrion de Los Condes - Sahagun 40.5 km
Tapap 17: Sahagun - Reliegos 30.6 km
Tappa 18: Reliegos - Leòn 25 km
Tappa 19: Leòn - Puente de Orbigo 32.6 km
Tappa 20: Puente de Orbigo - Rabanal del Camino 37.5 km
Tappa 21: Rabanal del Camino - Ponferrada 32.9 km
Tappa 22: Ponferrada - Villafranca del Bierzo 27 km (variante)
Tappa 23: Villafranca del Bierzo - O' Cebreiro 28.4 km
Tappa 24: O' Cebreiro - Sarria 47 km (variante lunga mannaggia a me)
Tappa 25: Sarria - Eirexe 43 km
Tappa 26: Eirexe - Arzùa 37 km
Tappa 27: Arzùa - Santiago De Compostela 41 km
Tappa 28: Santiago De Compostela - Negreira 22.1 km
Tappa 29: Neigreira - Olveiroa 33.4 km
Tappa 30: Olveiroa - Finisterre 34.9 km
Totale: 900 circa, per la precisione 900 e un po'
Tappa 1: St. Jean Pied De Port - Roncesvalles 25.6 km
Tappa 2: Roncesvalles - Zubiri 27.1 km
Tappa 3: Zubiri - Cizur Minor 19.7 km
Tappa 4: Cizur Minor - Puente La Reina 23 km (variante)
Tappa 5: Puente La Reina - Ayergui 21 km
Tappa 6: Ayergui - Torres Del Rìo 29 km (variante)
Tappa 7: Torres Del Rìo - Logrono 20 km
Tappa 8: Logrono - Ventosa 22 km
Tappa 9: Ventosa - Santo Domingo de La Calzada 31.2 km
Tappa 10: Santo Domingo de La Calzada - Tosantos 27.4 km
Tappa 11: Tosantos - Atapuerca 25.3 km
Tappa 12: Atapuerca - Burgos 20.4 km
Tappa 13: Burgos - Hontanas 31.1 km
Tappa 14: Hontanas - Fromista 35 km
Tappa 15: Fromista - Carrion de Los Condes 19 km
Tappa 16: Carrion de Los Condes - Sahagun 40.5 km
Tapap 17: Sahagun - Reliegos 30.6 km
Tappa 18: Reliegos - Leòn 25 km
Tappa 19: Leòn - Puente de Orbigo 32.6 km
Tappa 20: Puente de Orbigo - Rabanal del Camino 37.5 km
Tappa 21: Rabanal del Camino - Ponferrada 32.9 km
Tappa 22: Ponferrada - Villafranca del Bierzo 27 km (variante)
Tappa 23: Villafranca del Bierzo - O' Cebreiro 28.4 km
Tappa 24: O' Cebreiro - Sarria 47 km (variante lunga mannaggia a me)
Tappa 25: Sarria - Eirexe 43 km
Tappa 26: Eirexe - Arzùa 37 km
Tappa 27: Arzùa - Santiago De Compostela 41 km
Tappa 28: Santiago De Compostela - Negreira 22.1 km
Tappa 29: Neigreira - Olveiroa 33.4 km
Tappa 30: Olveiroa - Finisterre 34.9 km
Totale: 900 circa, per la precisione 900 e un po'
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