giovedì 10 dicembre 2015

Giorno 7

Torres del Rìo – Logrono

Nonostante Osvaldo russi come un ghiro, la notte procede piuttosto bene. Me la prendo comoda come al solito, lasciando i nostri gentilissimi aguzzini intorno alle 8.20, ben Affleck l'orario previsto. Ivi mi reco al negozio di Yolanda per comprare un po di cibo e passare ancora del tempo con questa fantastica signora. Vedendomi infreddolito e con una forte tosse decide di offrirmi un thè con menta e miele, che tracanno fino all'ultima goccia proprio come farebbe Sasha Grey con un'altra bevanda. Prima di partire mi regala anche delle mele e dei rametti di basilico: raramente ho trovato delle persone così gentili, porterò il suo ricordo a lungo.
Nel frattempo continuano a passare coreani su coreani, con la piccola differenza che sono partiti 7 km prima di me a Los Arcos. Tra di loro spero che ci sia anche Gi-Seok, che ormai non vedo da giorni... Proprio lui, 'ccezionale! Poco più avanti mi imbatto in un mucchio selvaggio tra cui è presente anche il mio amico, incredibile. Proseguo con lui fino a Viana, dove mi debbo fermare a causa del polpaccio sinistro dolorante. Non riesco proprio a capire come mai una gamba mi faccia male e l'altra no, per fortuna Gi-Seok mi presta una pomata che lenisce il dolore.
Sulla strada verso Logrono mi imbatto in Corey, simpatico ragazzo americano a cui rischio di cavare un occhio con il mio bastone. Ogni tanto durante il mio percorso ho dei momenti da Gandalf, in cui mi metto ad agitare in aria la mia quarta gamba. Si da il caso che sovente ho il brutto vizio di farlo con la musica nelle orecchie, non rendendomi conto di ciò che mi circonda, come quando appare un Corey selvatico. Ma per fortuna scampato pericolo. Lascio anche lui avvicinandomi a passi lunghi e ben distesi verso sta cazzo di Logrono, che inizio a detestare ancora prima di entrarci in quanto vengo quasi attaccato da dei cani degli zingari (sul serio, non sto facendo la Catherine J. Junior di turno). Valico il ponte sul fiume Ebro, che ha chiaramente presto il nome dalla via in cui abitavo a Milano, ed entro finalmente in città. Giunto a destinazione mi imbatto in Sara e Dalila proprio davanti al refugio scelto per la notte.
Aspettiamo vari minuti rispetto all'orario di apertura ma nessuno si presenta per aprirci, fino a quando inizio a sussurrare “Don Gianni” e “Salapeup”. A quel punto il nostro hospitalero appare, probabilmente richiamato da queste soavi parole. Luis è davvero molto simpatico e oltre a parlare 6 lingue conosce addirittura Sondalo! Il posto in cui siamo capitati è un “donativo”, dove gli ospiti decidono quanto donare in base all'accoglienza ricevuta. In questa specie di casa parrocchiale possiamo usufruire di cena, colazione e letti ove dormire e possibilmente non fornicare. Durante il pranzo a base di pasta alla salsa roquefort avviene il misfatto: la mia caviglia sinistra dal nulla inizia a farmi male. Sul momento non do alcuna importanza alla cosa, pensando di avere semplicemente appoggiato male il piede a tavola. Con il passare del tempo però il dolore aumenta e la mia caviglia diventa quasi come Ciro, immobile. Nel frattempo ero andato in una lavanderia per lavare i panni sporchi: per tornare indietro devo camminare a gallina zoppa tutto il tempo come un coglione. Non riesco nemmeno a fare le scale corbezzoli.
Luis mi diagnostica una tendinite e mi consiglia almeno un giorno di pausa totale. Raccolgo le mie ultime forze per andare in farmacia a comprare qualche painkiller per attutire il dolore, assieme ad un tipo mooolto particolare di nome Aristeo. A cena mangiamo tutti assieme pasta e insalata, cucinate dallo chef Luis, poi tutti in chiesa a firmare la Credencial. Io piuttosto di andare in quel luogo “malvagio” rimango in cucina a lavare i piatti, ritengo che per una persona come me sia la cosa giusta da fare, visto quello che penso delle religioni e di Anubi. Prima di andare a nanna un prete gentilissimo mi regala pure dei pasticcini. Devo ammetterlo, la comunità di Logrono è davvero tanta roba, in un giorno difficile sono stato trattato e accolto veramente bene.
Quasi dimenticavo: poco prima di andare in farmacia ho provato a calmare il dolore spalmandomi sulla caviglia la crema per i piedi. I minuti passavano ma la crema inspiegabilmente rimaneva bianca; tra me e me dicevo: “Certo che questa crema fa davvero cagare, non è come quelle koreane che vengono assorbite subito dalla pelle”. I minuti passano, la crema si asciuga e rimane bianca. Non capisco e mi tocco la caviglia, poi annuso la mano e sento uno strano odore: al posto della crema mi sono spalmato il dentifricio ahahahahahah.
Vado a letto riflettendo sul pensiero femminista post-moderno.

A posteriori posso affermare che con  questa tappa si è conclusa la prima fase del Camino. Proprio come nella prima fase della vita, i miei "primi passi" sono stati molto belli. Tante novità, qualcosa di nuovo ogni giorno, positività alle stelle. Un po' come quando si è bambini e si vive la propria giovinezza. Top.

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